“Trauma”, Cile, 2017

Altri titoli: ザ・インフェルノ” (Giappone), “Травма” (Russia), “Sarsıntı” (Turchia)
Regia
: Lucio A. Rojas
Cast: Catalina Martin, Macarena Carrere, Dominga Bofill, Ximena del Solar, Daniel Antivilo
Genere: horror, erotico
Durata: 106′
ProduzioneTrauma Spa, Border Motion Cinema, Chris Reiben Productions, SBH Films, Too Much Films
Budget: /

Trama: 1978, pieno periodo di dittatura. Un generale sta torturando la moglie infedele, obbligando il figlio a violentarla e infine uccidendola con un colpo di pistola.
2011, Santiago. Quattro amiche si recano in vacanza in una zona sperduta, approfittando di una casa apparentemente abbandonata per lasciarsi andare al divertimento, tra alcool e balletti sexy. Purtroppo, però, non sono sole. Verranno infatti sorprese dal terribile Juan, il ragazzino visto all’inizio, ormai cresciuto e reso deviato dalle esperienze terribili vissute da giovane, e dal figlio Mario, avuto da un rapporto incestuoso con la propria sorella.

Nonostante la trama sia quella classica dei rape & revenge, in molti paragonano il film cileno al cult “A Serbian Film”, per l’insistenza sull’orrore e la perversione (stupri, incesti, necrofilia, ecc), per il sottotesto politico (si fanno chiari riferimenti al periodo storico di Pinochet) e per una messinscena piuttosto curata, che li distingue dalla massa di filmetti da quattro soldi.
La trama, però, resta quella canonica del genere, con un gruppetto di ragazze che si reca in una casetta sperduta in cerca di divertimento, per poi essere sorpreso da due psicopatici, che ne violenterà tre e ne ucciderà una, spingendo le altre a cercare vendetta.

La violenza, però, seppur visivamente meno shockante rispetto a certi splatter che spingono tutto sul gore, ha un impatto davvero devastante, sia per il modo in cui vengono mostrati gli stupri, senza censure, sia per certe scene davvero forti a livello emotivo, che potrebbero infastidire i più fragili (anche qui, come nel succitato film serbo, ci sono incesti e pedofilia – già nei primissimi minuti un giovane Juan viene obbligato a stuprare la madre, già picchiata e legata a una sedia, tramite un soldato che lo spinge ripetutamente dentro di lei, finendo poi per raggiungere l’orgasmo quando lei era ormai morta, mentre poche scene dopo si “vedrà” lo stesso Juan masturbare con le dita la sorellina neonata, anche se in questo caso ovviamente la scena non è mostrata per intero e si sentono solo gli strilli della bimba, per poi vedere le dita insanguinate del fratello).

Per quanto riguarda nudità e sesso, la pellicola non lascia nulla all’immaginazione, con alcune scene di nudo e scene di sesso parecchio esplicite, sia per quanto riguarda la scena lesbo tra Julia e Camilla, molto dolce e sensuale, sia per quanto riguarda i vari stupri, specie quello ai danni delle tre povere malcapitate. Le attrici, che non brillano per perfezione estetica, sono quattro semplici ragazze caratterizzate da una bellezza comune, tutte piuttosto magre e solo Julia mostra un seno abbondante (non a caso è quella su cui la telecamera si sofferma di più e con le scene più sexy, tra balletti e spogliarelli). Una grande nota di merito, però, va fatta ai due attori che interpretano i villain, riuscendo a rendere alla perfezione la depravazione e la malvagità dei due personaggi, grazie ad una mimica davvero credibile.

Nonostante una trama più classica, in pieno stile rape & revenge, chi ha apprezzato film come “A Serbian film” troverà qui pane per i suoi denti, con una pellicola densa di violenza – sia fisica sia emotiva – condita da un’ottima resa visiva e sonora, grazie ad una fotografia ben realizzata e a musiche d’effetto, oltre ad ottimi effetti speciali, che non puntano all’esagerazione nè sulla CGI, così da apparire più credibili. Certo, qualche elemento della sceneggiatura fa un po’ storcere il naso, ma il film si lascia guardare con estremo piacere, se siete amanti del genere.

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